Va avanti da settimane la polemica sui fondi europei destinati all’area del cratere 2016/2017 ed utilizzati dalla Regione Marche in località in cui i cittadini ascoltando la parola “cratere” pensano (comprensibilmente) ancora ad un vulcano e non a case distrutte, macerie e pavimenti ammuffiti. Non entreremo nel dettaglio delle delibere regionali e del “dove e quanto” è stato dirottato altrove, su questo vi invitiamo a leggere quanto già scritto da Emidio di Treviri. Quella che vogliamo provare ad esprimere con queste poche righe è la rabbia che proviamo rispetto alla situazione che ci troviamo di fronte, e la differenza poco simbolica e molto reale che c’è tra il toccare i fondi e toccare il fondo.
In merito al “toccare i fondi” (non solo quelli del POR FESR) ci limitiamo a dire che:
1- il comportamento della Regione Marche è imbarazzante, un misto di incompetenza e arroganza che non tiene conto assolutamente di una situazione post emergenziale che di “post” ha ben poco anche a causa loro.
2 - Non si tratta solamente di dove ma anche di cosa viene ri/costruito (il Quake Lab Center è nel cratere, le tante “soluzioni previste nel piano redatto dall’ISTAO sono nel cratere, ma non sono scelte meno gravi di quella che riguarda la destinazione dei fondi europei ai mercatini di Pesaro). Mentre i singoli si sbattono per delocalizzazioni, SAE ammuffite, inagibilità E, ecc… c’è chi guarda allo sviluppo del medio/lungo periodo progettando strade e altre infrastrutture impattanti che potranno intercettare i fondi disponibili nei prossimi anni.
3 – la gestione dei fondi europei (e non) purtroppo ha delle problematiche molto profonde e strutturate e va ben oltre la questione sisma (basti pensare ai PSR). Chiaramente in una situazione come quella attuale dei paesi colpiti dal terremoto sarebbe necessaria maggiore attenzione, ma come più volte abbiamo detto lo stato d’emergenza favorisce sempre chi si trova in alto e non chi si trova in basso. Tutte le scelte fatte in merito alla ripartizione dei fondi sono parte di una stessa logica perversa che specula sull’emergenza e sull’apparente mancanza di alternative.
Rispetto al “toccare il fondo”:
1 - avete visto Di Maio incatenato di fronte ai cancelli della Regione Marche per la questione dei fondi europei? E il neo segretario del PD, Zingaretti, che come prima uscita visita le aree colpite dal terremoto? Avete visto gli innumerevoli sopralluoghi del Ministro Toninelli sulle strade del centro Italia ancora chiuse? Avete visto Renzi in visita al campo container di Tolentino dove “vivono” tuttora in condizioni grottesche 250 persone? Avete ascoltato Salvini scagliarsi con violenza con i consorzi Arcale e CNS che hanno realizzato le casette marce a Muccia, Visso e negli altri comuni? No, non l’avete né visto, né ascoltato, né sentito dire perché non è mai successo. Perché oramai è chiaro (e chiunque lo neghi lo fa in malafede o per evitare di ammettere di averci creduto) che a nessuno dei partiti che si sono alternati da agosto 2016 ad ora alla guida del governo interessa veramente qualcosa della sorte dei nostri paesi.
2 – In questi giorni sta emergendo la questione che riguarda la restituzione del contributo una tantum (decreto legge 189/2016 art.45) di 5.000 € erogato in precedenza a chi aveva subito perdita di reddito a causa del sisma. Vogliamo intanto specificare che chi si trova a dover restituire la somma non lo fa perché gli viene contestato il fatto di non aver subito danni, ma per questioni di carattere formale (mancanza di una posizione INPS). Anche su questo avremmo qualcosa da dire: prima la Regione Marche fa presentare la domanda attraverso un modulo di autocertificazione molto semplice nei primi mesi del 2017 (dobbiamo ricordarvi com’era la situazione?), poi eroga a tutti il contributo, poi già dal mese di luglio 2017 l’assessore Bravi annuncia che “A brevissimo si terrà un incontro con i vertici dell' Inps per attivare una procedura di controllo a tappeto” . Per finire, a distanza di due anni, a richiedere indietro il contributo di 5.000 € a persone che, non dovrebbe essere necessario sottolinearlo, si trovano nella stragrande maggioranza dei casi in situazioni economiche sicuramente non migliori rispetto a quelle di due anni fa. Non era forse il caso di prevedere modalità di presentazione delle domande più chiare fin dall’inizio? Modalità che evitassero situazioni del genere? Non sarebbe stato giusto prevedere misure di sostegno apposite per chi ha attività economiche di questo tipo?
3 – Questo punto è fortemente legato al precedente e in generale alla repressione che viene praticata e “promessa” ai terremotati. Normalmente, nei decenni passati, a fronte di calamità naturali e situazioni difficoltose in cui lo stato si dimostra (usiamo un eufemismo) poco pronto ad affrontare la situazione con celerità, le maglie dei controlli venivano allentate. Si lasciava maggiore spazio ad una sorta di autogestione, che se da un lato creava qualche problema rispetto ad abusi di grandi dimensioni, dall’altro consentiva una maggiore libertà a chi si trovava a far fronte all’emergenza. Il meccanismo che si è messo in piedi a partire dal 24 agosto 2016 (ma che in realtà trova le sue radici già nel post sisma de L’Aquila) è stato invece un combinato disposto tra inefficienza dall’alto e repressione verso il basso. Quindi le casette non arrivano? Pazienza. La ricostruzione non parte? Capita. Muffa nelle SAE? Saranno le troppe docce. Non riesci a de localizzare la tua attività? Succede. Proponi nuove strade e pedemontane quando ancora ci sono strade danneggiate da sistemare? Parliamone. Dall’altro lato… Costruisci una casetta provvisoria nel tuo giardino? La abbattiamo. Fai una veranda di due metri? La smontiamo. Hai preso 5.000 € perché hai un B&B distrutto? Restituiscili. Osi dire che i fondi del terremoto sono utilizzati dove non dovrebbero esserlo? Ti minaccio. Concludiamo da questo punto di vista ricordando che nel nuovo DL Salvini (il tristemente noto “decreto sicurezza”) è previsto l’innalzamento della pena fino a 6 anni di carcere per il reato di blocco stradale, che è la protesta “tipica” in contesti del genere. In sostanza… alla luce della situazione che ci troviamo a vivere è stata fatta una legge “ad hoc” per frenare la legittima voglia di far valere i propri diritti.
4 – Chiudiamo con una questione alla quale abbiamo accennato nel punto predente. Qualche giorno fa una signora (in tutti i sensi) di Muccia partecipando ad una trasmissione televisiva ha affermato che i fondi destinati al cratere sono stati destinati alla costruzione di piste ciclabili nel comune di Pesaro. Trattasi oggettivamente di cosa non vera: sono stati destinati fondi a Pesaro ma non per le ciclabili, considerando i termini della questione ci sembra più un’imprecisione che un errore. Il sindaco di Pesaro (Matteo Ricci) ha subito tuonato dai social che sarebbero partite querele e che “queste affermazioni sono inaccettabili”. A fronte di questa situazione ci permettiamo di ricordare al sindaco Ricci che:
- ha un ruolo di non poco conto nel partito che per quasi due anni ha gestito l’emergenza e non ci sembra che l’abbia fatto con grandi risultati.
- non l’abbiamo mai visto nelle zone del cratere o quantomeno non con frequenza rilevante.
- se avesse approfondito la storia personale di chi ha commesso quell’imprecisione, e tutte le vicissitudini post-sisma, si sarebbe reso conto che a volte è meglio tacere. Perché chi vive la situazione materiale e psicologica di chi lei ha minacciato di querelare si sente (e quasi sempre lo è) abbandonato da tutte le istituzioni, “sfruttato” dai mezzi di informazione che si precipitano quando c’è lo scoop ma che per lo più rispondono che il terremoto non fa ascolti, alla ricerca continua di far ascoltare la propria voce non avendo alcuna esperienza in merito al rapporto con i media. Chi prova a far sentire la propria voce lo fa a proprio rischio e pericolo, in un contesto in cui per lo più si ha paura o ci si sente ricattabili se non ricattati.
Quindi in certe situazioni, caro sindaco e cari politici tutti che siete scesi in Appennino ad abbuffarvi di ciauscolo in questi anni, ci permettiamo di citare James Coburn in un celebre film di Sergio Leone:
“Giù la testa, coglione”.
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