Le casette per i terremotati: una questione di dignità e rispetto


Questo articolo nasce a seguito delle, a nostro avviso, inaccettabili e gravissime dichiarazioni dell’Assessore Regionale alla Protezione Civile Angelo Sciapichetti a proposito dell’oramai tristemente famosa questione delle casette di legno per i terremotati: “Devo dire che questa problematica è stata enfatizzata molto nei giorni scorsi, credo che dobbiamo riportarla a quello che è, una polemica forse inutile che può essere affrontata senza problemi se le norme venissero applicate col buonsenso”. Siamo certi che chiunque si trovi senza casa, o chiunque abbia amici e parenti sfollati lungo la costa non avrà difficoltà a capire perché riteniamo che liquidare la questione come “polemica forse inutile” sia gravissimo. Per tutti gli altri, e per chi volesse approfondire, scendiamo nei dettagli.

Quello della sistemazione degli sfollati è solo uno dei problemi legati al post terremoto, ma in questa fase, complice l’arrivo dell’inverno, è chiaramente “il” problema. C’è chi viene sballottato da un albergo all’altro, chi ha trovato alloggio da amici o parenti, chi si trova in un campeggio sulla costa marchigiana. E c’è chi per necessità lavorative, familiari o per la sacrosanta volontà di non abbandonare i propri luoghi di origine non vuole lasciare la propria terra e cerca di trovare soluzioni per rimanervi.
Da questo punto di vista la situazione è paradossale: delle famose Strutture Abitative di Emergenza (S.A.E.) non se ne vede neanche l'ombra mentre si parla addirittura di “container collettivi” così descritti da Loredana Lipperini nel suo blog: “Non i container familiari del 1997, uno per unità, ma dormitori per sessanta persone. Quattro posti letto, bagno in comune (esterni ai singoli container ndr), refettorio in comune.” Immaginate, ad esempio, a Muccia o a Serravalle, a febbraio, di dover andare in bagno di notte… 

A fronte di questa situazione tragica la Regione Marche impone ai Sindaci di non far installare in autonomia casette di legno ai singoli cittadini (neanche pagando di tasca propria e sul proprio giardino). 

Il giorno 13 dicembre, con una circolare senza data e senza numero di protocollo, il dirigente della P.F. Urbanistica, Paesaggio e informazioni territoriali della Regione Marche ha inviato ai comuni interessati dagli eventi sismici una mail contenente una circolare nella quale si invitano i sindaci ad attenersi alla normativa statale in merito alle soluzioni alloggiative temporanee per la popolazione e a non adottare provvedimenti in contrasto con le disposizioni di legge. Ovvero: non dare la possibilità di auto organizzarsi costruendo casette di legno in autonomia.
Discorso diverso invece per la dislocazione temporanea delle attività produttive: con ordinanza n. 9 del 14 dicembre 2016, il commissario per la ricostruzione Errani ha previsto la possibilità di dislocazione temporanea di un modulo provvisorio "all'interno del lotto di pertinenza dell'insediamento danneggiato o nelle aree immediatamente adiacenti (art. 1, comma 2, punto b). Nello specifico (art. 2 comma 2), i titolari d'azienda possono attuare la delocalizzazione temporanea della propria attività "tramite la realizzazione, direttamente ad opera del titolare dell'attività economica interessata ed anche in deroga alle disposizioni degli strumenti urbanistici comunali, di una struttura provvisoria realizzata all'interno del lotto di pertinenza o nelle aree immediatamente adiacenti all'insediamento danneggiato".
Se il problema, come evidenziato dalla circolare della Regione Marche è relativo al possibile impatto ambientale, secondo quale logica una casetta di legno di 35 o 40 mq arrecherebbe danno e un’attività economica no? Ci chiediamo se la Regione Marche abbia a questo punto letto l’ordinanza del commissario Errani o secondo quale logica giustifica questa contraddizione.
L’esempio più eclatante è la famigerata “fabbrica di Della Valle”, ovvero l’insediamento industriale di 5.000 mq che il patron della Tod’s dovrebbe far sorgere ad Arquata del Tronto. In questo caso, in cui l’impatto ambientale è sicuramente reale e presente e tutt'altro che temporaneo, qual è la giustificazione? Invece di adottare misure di welfare straordinarie e dare la possibilità di scelta ai giovani, di rilanciare le attività caratteristiche e adatte a quei luoghi si preferisce delegare tutto all'iniziativa privata di un ricco industriale? La soluzione quindi sarebbe quella della svendita del territorio all'imprenditore di turno? Ma siamo veramente sicuri che sia questo il modello di sviluppo migliore per quelle aree? Con quale coraggio l’assessore Sciapichetti afferma che si tratta di una polemica inutile?

Ricapitolando: sei senza casa da 4 mesi, non ti hanno ancora messo a disposizione i container (che comunque saranno del tipo che vi abbiamo descritto), non ti hanno ancora messo a disposizione le casette, non ti permettono di auto organizzarti qualora ne avessi la possibilità, ma se vuoi puoi sistemare un capannone provvisorio a fianco alla tua azienda inagibile… Sempre Sciapichetti nella stessa intervista dichiara che non si consente la posa in opera delle casette di legno per non creare “terremotati di serie A e di serie B”... a noi sembra invece che si sta facendo proprio questo. 

Per concludere, quindi, crediamo che il perdurare di questa situazione a 4 mesi dal sisma e le dichiarazioni del tenore di quelle riportate siano una mancanza di rispetto inaccettabile nei confronti di chi dal 24 agosto cerca di sopravvivere tra mille difficoltà, grazie alla caparbietà degli aiuti dal basso ma spesso abbandonati dalle istituzioni.

Note a margine:
- Segnaliamo che già numerosi sindaci si stanno opponendo a queste imposizioni calate dall’alto dando la possibilità di costruire casette in autonomia a debite condizioni (per un tempo delimitato, rimozione a proprie spese, solo in caso di abitazione agibile, ecc..). [Link]

- La rete Terre in Moto è per una ricostruzione ecosostenibile delle aree colpite e per un ripensamento generale del modello di sviluppo di questo territorio. Noi per primi vogliamo evitare scempi e speculazioni legate alla ricostruzione, ci piacerebbe sapere come mai questa attenzione all’ambiente della Regione Marche emerge solo ora e in merito a casette di legno temporanee. [Comunicato]

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