Dietro la collina non c’è più nessuno, solo aghi di pino e silenzio e funghi


Sul perché critichiamo i concerti di RisorgiMarche

Da quando è iniziata a circolare la notizia dei concerti promossi da Neri Marcorè e dalla Regione Marche all’interno dei comuni del cratere abbiamo seguito con molta attenzione la vicenda. Non perché siamo prevenuti o per opporci per partito preso ma perché avevamo intuito dalle prime indiscrezioni che l’impostazione dell’iniziativa potesse avere delle caratteristiche quantomeno discutibili. Ora che sono stati resi noti alcuni dettagli, date e location, possiamo dire senza ombra di dubbio che RisorgiMarche rischia di essere un’operazione controproducente.

Prima di iniziare a spiegare la nostra posizione vogliamo però sgomberare il campo da ogni dubbio: non siamo contrari ad eventi nel cratere a prescindere, in questi mesi sono stati organizzati avvenimenti (con differenti livelli qualitativi delle proposte) molto importanti e speriamo ce ne saranno sempre di più. Associazioni, comuni e gruppi di varia natura hanno cercato di ridare vita al territorio o semplicemente di dare segnali di speranza con iniziative di varia natura, noi stessi come Terre in Moto stiamo organizzando un festival nel mese di luglio a Fiastra. Il punto su cui vogliamo soffermarci non è questo infatti, non conta solo il “cosa” ma anche il “come” (sul perché saremo buoni…) vengono organizzate delle attività di solidarietà in contesti come quello del post sisma. Se non si conosce realmente il territorio, se non si ha una chiara visione di come un ambiente come quello appenninico andrebbe aiutato, si rischiano delle debacle piuttosto clamorose. Questo rischia di essere il caso, a nostro avviso, di RisorgiMarche. 

Iniziamo con quello che riteniamo l’aspetto centrale della vicenda: quello legato all’ambiente ed all’approccio con il territorio montano. Molti di voi che state leggendo queste poche righe avrete sicuramente in mente l’ubicazione e la conformazione di alcuni dei luoghi individuati per i concerti: Piani di Ragnolo, Forca di Presta, Rubbiano, Campolungo, Macereto, Canfaito, ecc. Sono spazi particolarmente delicati dal punto di vista ambientale (e molti di loro in piena area Parco) e con una logistica del tutto particolare, poco adatta a contenere contemporaneamente centinaia (migliaia?) di persone. Cosa non secondaria, sono difficili da raggiungere in auto e con poco spazio a disposizione per grandi aree parcheggio anche a distanza di chilometri. Inoltre, è il caso ad esempio di Forca di Presta, le uniche strade di accesso sono state fortemente danneggiate dal terremoto e ancora oggi sono utilizzabili solo previo permesso speciale. Questo mix di caratteristiche rende queste location decisamente poco adatte ad eventi del genere (per quanto possano essere prese misure precauzionali) tanto più se, riportiamo testualmente da sito risorgimarche.it: “La capienza illimitata: trattandosi di prati, i posti non saranno numerati né tanto meno potranno esaurirsi”, vengono presentati in questo modo. A questo aggiungiamo il fatto che molti operatori turistici o organizzatori di eventi si sono sempre trovati in grande difficoltà per ricevere le dovute autorizzazioni rispetto a questi spazi negli anni passati. Proprio perché soggetti a vincoli particolari legati alle loro intrinseche caratteristiche che invece per RisorgiMarche sembrano non essere più validi. Nel 2016 una polemica lunga mesi ha interessato l’attraversamento in MTB di sentieri del Parco: riunioni, incontri, articoli, comunicati, per un’attività che (non vogliamo entrare nel merito) paragonata a RisorgiMarche fa quasi sorridere amaramente.

Ci chiediamo se non sarebbe stato meglio organizzare questi concerti in prossimità di spazi urbani, questo avrebbe sicuramente consentito un minor impatto ambientale, avrebbe fatto lavorare le strutture ricettive e gli operatori ancora presenti nei luoghi e la logistica crediamo sarebbe stata sicuramente più semplice.

La ricostruzione, non solo quella materiale, deve essere un’occasione per tutelare maggiormente il territorio non per far cadere anche quelle minime logiche di salvaguardia presenti fino ad ora. A livello anche simbolico questo passaggio è cruciale perché fornisce un’idea della montagna, di cosa si vorrebbe fare di queste aree nell’immediato futuro. Vogliamo tenerle spopolate e utilizzarle per portare le star una tantum? E’ questa l’idea di sviluppo delle aree interne?

Poniamo poi una riflessione sempre sul tema ambientale con quella che potrebbe sembrare una provocazione: perché una casetta di legno nei pressi di un centro storico danneggiato è uno scempio (tanto da non averne permesso la costruzione provvisoria in autonomia a chi ne aveva la possibilità) ma non lo è un evento che porta migliaia di persone ad un concerto oltre mille metri di quota nel Parco Nazionale? 



Passiamo dall’ambiente naturale a quello costituito dalle relazioni umane. Se davvero si vuole sostenere un territorio andrebbe tenuto conto del tessuto socio culturale in esso presente, di chi quotidianamente da anni lavora senza balzare agli onori delle cronache con fatica e “a fari spenti” per organizzare eventi. Questo non è successo perché diversi appuntamenti di RisorgiMarche sono stati fissati in concomitanza con altri festival programmati da settimane con il rischio di creare una concorrenza poco fruttuosa. Soprattutto se da una parte si ha la potenza mediatica del main stream a cui tanto piace la solidarietà acritica e pacificata e dall’altra si fa fatica a trovare contributi per stampare 100 manifesti. Inoltre, e lo diciamo per esperienza diretta, molti esercenti sono venuti a conoscenza degli eventi organizzati nelle immediate vicinanze della propria attività solo a cose fatte e dagli organi di stampa. Per non parlare del fatto che a meno di due settimane dal primo evento, in programma il 25 giugno, ancora non si conosce nessun dettaglio logistico e nel sito non c’è nessun contatto telefonico o di posta elettronica  a cui rivolgersi per avere informazioni

Per concludere ci chiediamo inoltre quale sarà il reale coinvolgimento dei produttori locali che, sembra, saranno posizionati nei pressi dei parcheggi (quindi a chilometri di distanza dall’area concerti) e insieme agli stand di un consorzio che dovrebbe occuparsi della somministrazione di alimenti e bevande.

Non vogliamo mettere in dubbio la buona fede degli artisti che hanno aderito o di chi comprensibilmente sul territorio, dopo mesi di desolazione, ha sposato in maniera magari un po’ frettolosa l’iniziativa ma crediamo che RisorgiMarche sia l’ennesima occasione persa, anziché ascoltare il territorio e le sue reali necessità si è arrivati con il “carrozzone” calato dall’alto.

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