Lo spopolamento nell'area del sisma: cosa si vede dalle statistiche


Proponiamo una sintesi dello studio effettuato da Nico Bazzoli (Ricercatore sociologia del territorio - DESP Università di urbino Carlo Bo e attivista della rete Terre in Moto Marche) per la rete Terre in Moto in merito allo spopolamento nell'area del Sisma. Il lavoro sarà presentato più diffusamente sabato 27 ottobre a Camerino nel corso dell'incontro "Due - non arrendersi agli anni e ai governi che passano".

La popolazione residente negli 83 Comuni[1]  che compongono il cratere marchigiano è oggi composta da 341.907 individui[2]  che occupano un territorio di 3.978kmq, pari al 42% della superficie regionale. Il 72% dei Comuni in cui risiede la popolazione conta meno di 3.000 abitanti ed è interessato da problematiche tipiche delle aree interne, nelle quali la marginalità geografica, l’invecchiamento della popolazione, la mancanza di ricambio generazionale e l’emigrazione della popolazione attiva – specie nelle sue componenti più giovani – hanno contribuito a tratteggiare un quadro di declino demografico che si è consolidato nel corso degli ultimi anni. Anche prima degli eventi sismici, infatti, la popolazione residente nell’area del cratere si andava assottigliando, specie in seguito alla crisi economica che ha particolarmente colpito il tessuto economico locale. 
Al 31 dicembre 2017 nell’area del cratere risiedevano 343mila persone, cioè il 22% della popolazione regionale. Analizzando il trend demografico a partire dal 2012 emerge come fino al 2016 la popolazione del cratere sia calata mediamente dello 0,8% ogni anno, mentre nello stesso periodo all’interno delle aree posizionate fuori dal cratere e collocate nelle Province di AP, FM e MC questa sia rimasta sostanzialmente invariata. 


Con i danni strutturali legati agli eventi sismici, le modalità inefficienti di gestione dell’emergenza e l’impantanamento della macchina della ricostruzione i trend negativi sono peggiorati. Tra il 2016 e il 2018 il calo medio della popolazione nel cratere è arrivato all’1,4% annuo, cioè ca. 3.200 abitanti in meno ogni quattro stagioni. Se prima del sisma spariva la popolazione di un piccolo borgo nel post-sisma scompare ogni anno la popolazione di un Comune grande come Sarnano. Si tratta di un salto notevole, che tuttavia non si rapporta esclusivamente con le dinamiche del terremoto ma è riflesso di andamenti più generali, in cui anche i Comuni fuori dal cratere nelle Province di AP, FM e MC perdono nel loro complesso abitanti, seppur a ritmi meno sostenuti (ca. lo 0,5% annuo). Siamo comunque su ordini di grandezze differenti in termini assoluti: tra 2016 e 2018 il calo nel cratere è stato di 6.500 unità, fuori di 1.100 (dove la popolazione complessiva è nell’ordine dei 389mila residenti).

Osservando gli andamenti ponderati della popolazione, posto a 100 il dato del 2015, si evince un trend discendente molto più significativo nelle aree del cratere, con una linea di tendenza che accelera la discesa specie tra 2017 e 2018.


La tendenza alla flessione non presenta variazioni significative tra le varie Province marchigiane e si esplica principalmente su due versanti: quello della divisione costa/interno e quello della dimensione comunale. Se infatti andiamo a vedere dove il calo si è rivelato più significativo è possibile scorgere come nei Comuni più interni e, in particolare, in quelli sotto i 3.000 abitanti sia avvenuta la perdita più evidente da un punto di vista relativo. Basti pensare che in un Comune come Monte Cavallo, rispetto a due anni fa, oggi mancano all’appello 11 abitanti ogni 100 che se ne registravano nel 2016. Allo stesso modo a Castelsantangelo sul Nera ne mancano 8 su 100, a Ussita, Arquata del Tronto e Force 6 su 100, a Valfornace (Fiastra) e Fiuminata 5 su 100.

Il quadro degli andamenti non è però omogeneo tra dentro e fuori il cratere e nemmeno all’interno del cratere stesso. Dentro al cratere, in un contesto di generale flessione, ci sono Comuni in controtendenza che tra il 2016 e il 2018 sono cresciuti nel numero degli abitanti. Questo vale, ad esempio, per Montedinove (+2%), Colli del Tronto (+0,8%) e Belforte del Chienti (+1,4%). All’esterno del cratere, sempre nelle province di AP, FM e MC, c’è una tendenza alla flessione meno marcata e molti Comuni che nel medesimo periodo sono cresciuti nel numero degli abitanti. Tra questi troviamo Civitanova Marche (+0.9%), Montecosaro (+1,3%), Porto Recanati (+0,6%), Grottammare (+1%), Altidona (+1,8%), Lapedona (+2%) e Porto Sant’Elpidio (+1%). Una prima considerazione è quindi che nel post-sisma la costa cresce in termini di popolazione e l’interno perde abitanti, soprattutto nei Comuni più piccoli e remoti. 

Nel 2015 il saldo migratorio totale (cioè il bilancio tra chi prende la residenza e chi la lascia) dentro al cratere era praticamente nullo, cioè il numero di chi arrivava era equivalente al numero di chi se ne andava. Il quadro rimane il medesimo nel 2016, ma muta drasticamente nel 2017, quando si registra un saldo migratorio del -0,2%. Il numero, apparentemente insignificante, mostra che in un anno si sono perse nel complesso 667 persone, che nella questione dello spopolamento si vanno ad aggiungere ai morti non rimpiazzati da nuove nascite. Le proiezioni per il 2018 sembrano le medesime. Fuori dal cratere, invece, nelle Province di AP, FM e MC, il saldo migratorio è costantemente positivo e anzi si mostra in crescita. Se nel 2015 e nel 2016 il saldo era positivo di ca. 1.000 unità, nel 2017 lo era di oltre 2.000.

Già qui si potrebbe ipotizzare uno spostamento delle residenze dal cratere a fuori di esso, principalmente sulla costa, ma i dati statistici devono ancora dar bene contezza del fenomeno. C’è infatti una questione di fondo che necessita di essere chiarita e riguarda la rappresentatività del dato statistico, cioè il suo livello di aderenza alla realtà che intende fotografare. 
In questo caso siamo in presenza di evidenti distorsioni. La prima, legata al fatto che l’aggiornamento anagrafico ad opera dei comuni, specie se piccoli, è solitamente lento e farraginoso, legato anche a questioni di mantenimento dei servizi locali (dichiarare meno popolazione anagrafica o scolastica può comportare la chiusura di alcuni servizi). Inoltre, molti soggetti, pur non vivendo più nelle aree del cratere, hanno mantenuto al suo interno la residenza. 

Il dato statistico, quindi, non restituisce appieno la materialità della vicenda, fatta di numerose storie di “vita vista mare”, transumanze di 150 km al giorno dalla costa all’interno e un ritorno auspicato nei paesi terremotati che si scontra con le lentezze della ricostruzione. Le famiglie terremotate spostate negli hotel sul lungomare e quelle che si sono procacciate un’abitazione in affitto fuori dal cratere hanno in diverse occasioni ricostruito la propria quotidianità lontano dalle cime appenniniche pur non avendolo ancora ufficializzato all’anagrafe. 
Che il fenomeno dello spopolamento sia potenzialmente più marcato di quanto emerge dai dati demografici si può intuire rapportando le statistiche sui Contributi di Autonoma Sistemazione (CAS) a quelle sulla popolazione Addentrandoci in questi dati si nota che in certi comuni la quota di popolazione destinataria di CAS[3]  e, dunque, con abitazione inagibile, è superiore al 30%. Da questo punto di vista Valfornace (46%), Montegallo (45%), Camerino (44%), Arquata del Tronto (42%), Pieve Torina (41%) e Muccia (39%), Gagliole (36%), Visso (36%) e Fiastra (33%) mostrano i valori più elevati. Nella maggior parte di questi comuni più di una persona su tre ha l’abitazione di residenza inagibile. 

Questi numeri paiono ancora più significativi se spostiamo l’attenzione dagli individui alle famiglie. I dati sulle famiglie assegnatarie di CAS sono infatti sovrapponibili al numero di abitazioni inagibili. Qua il quadro muta sensibilmente. Vediamo che in questo caso Camerino presenta il 62% delle famiglie assegnatarie di CAS, cioè più della metà delle famiglie si troverebbe al di fuori della propria abitazione di residenza[4]. Valfornace, Pievetorina e Muccia mostrano dati superiori al 40%, mentre Arquata del Tronto, Montegallo e Visso al di sopra del 35%. 

Le elaborazioni sui CAS ci danno un’idea di quanto la popolazione residente in un dato Comune si trovi “fuori casa” e di come il tessuto sociale di un certo territorio sia sottoposto a processi di smembramento, specie in considerazione del numero di mesi passati dagli eventi sismici. 

Lo spopolamento è ancora difficile da definire quantitativamente, con numeri precisi che riescano a fotografare la dimensione puntuale del fenomeno. Allo stato attuale, tuttavia, sulla scorta dei dati esposti in questa sede, degli articoli di stampa locale sulla contrazione degli studenti nelle scuole[5]  e delle numerose voci che emergono dai territori, sembra plausibile cominciare ad affermare che vi sia un flusso in uscita dalle aree più interne e colpite del cratere, specie nel maceratese, dove nel giro di qualche anno la migrazione verso la costa comincerà ad essere più evidente, affievolendo sempre di più la quota di residenti nelle aree vallive e montane dell’entroterra.

Note                
  [1] Nel 2016 i Comuni erano 85. Sono scesi a 83 in seguito all’accorpamento del Comune di Acquacanina in quello di Fiastra e alla creazione del Comune di Valfornace in seguito alla fusione tra Fiordimonte e Pievebovigliana.
  [2] Dato ISTAT 2018.
  [3] I dati CAS considerati sono quelli riferiti ad aprile 2018.
  [4] Il dato va comunque rapportato ad alcune distorsioni che tendono a controbilanciarsi. Da una parte, i “furbetti” del CAS smascherati negli scorsi mesi dalle indagini della Guardia di Finanza. Dall’altra, un numero potenzialmente maggiore di famiglie al di fuori della propria abitazione che tuttavia non compaiono nelle statistiche per non aver completato le procedure burocratiche per l’assegnazione del CAS. 
  [5] Si veda: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/cos-il-terremoto-svuota-le-scuole.

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